Fotografie di
G. A. Scarpa
28.10.2013




L’ordine Benedettino a Gangi: la Chiesa dell’Abbadia


L’ordine benedettino, il cui ruolo di proselitismo e di conservazione del patrimonio culturale storico-documentario antico è stato molto importante nella storia d’Europa, ha lasciato profonde e tangibili tracce anche sulle Madonie. In particolare a Gangi dove già in età medievale sorse l’influente monastero di Gangi Vecchio (che aveva diritto di esprimere un proprio rappresentante nell’antico Parlamento del Regno di Sicilia). Nel ‘400 un oratorio venne fondato dall’Ordine ai margini del paese, quest’ultimo ricostruito sul Monte Marone, secondo la tradizione, dopo la distruzione della vecchia Gangi (EngijVeterijs). Si tratta dell’Oratorio e poi Chiesa di Santa Maria di Gesù (vedi Espero dell’1-12-2010). Nel Cinquecento risultava esistente nella “nuova” Gangi un monastero femminile, intitolato a San Pietro, prima abitato dai monaci del medesimo ordine, in particolare tra la fine dell’ età medievale e gli inizi di quella moderna (oratorium divi Petri). Nel Settecento, senza che i riferimenti bibliografici locali ci diano delle precise indicazioni cronologiche (1), sarebbe sorta una Chiesa nei pressi del monastero. Si è discusso su quando potesse essere stata costruita la medesima Chiesa. Scriveva nel Novecento sull’argomento lo studioso di storia locale Alaimo:"Sulla data di fondazione della Chiesa non esiste nessun documento, ma si può con certezza asserire essere stata inaugurata prima del 1760". Il Naselli riteneva che la Chiesa fosse stata costruita nella seconda metà del Settecento. Inoltre, la data, in parte illeggibile, che ancora oggi si vede scolpita sul portale della Chiesa,non ci aiuta a far chiarezza (per alcuni si leggerebbe 1038 per altri 1738 o M38). In realtà un documento, da noi rintracciato presso quella inesauribile miniera di notizie costituita dall’archivio notarile locale, ci aiuta finalmente a far chiarezza quantomeno sulla data della posa della prima pietra della chiesa benedettina: 1728. Un bastardello di notar Li Destri(2) ci informa inequivocabilmente su ciò. In base a tale atto, diversi elementi interessanti emergono in tal senso. L’architetto Gandolfo Felice Bongiorno (dell’omonima famiglia nobiliare) è indicato da diversi autori come il progettista dell’opera. Questo finora. Tuttavia il nostro documento non solo ci dice quando fu iniziata la costruzione del nostro edificio ma anche chi ne fu l’originario progettista. Si trattava dell’arciprete d. Cataldo La Punzina procuratore e architetto incaricato a tal fine dalle moniali di San Benedetto (D.Antonina De Salvo badessa del monastero e le sue consorelle a lei sottoposte, appartenenti alle nobili famiglie De Maria e De Salvo, riunitesi in assemblea per l’occasione) . La Chiesa doveva sorgere su una "fabrica vecchia" e "derupanda" (per l’Alaimo una vecchia chiesa sconsacrata poi adibita a lavanderia del monastero, al quale era annessa) di fronte alla Chiesa di San Paolo. Il materiale costruttivo era costituito da "mazzacani" (pietre grosse) e da pietre minute prelevati dalla vecchia struttura edilizia e legati e cementati da "calce viva".Il relativo progetto prevedeva la costruzione di un'unica navata, al cui interno dovevano esserci un "cappellone maggiore" e 4 cappelle divise equamente sui muri laterali, cioè due per ogni muro (la cui cantoniera o angolo doveva essere dello spessore di almeno 3 palmi, cioè 75-78 cm sul modello dei bastioni della locale Chiesa Madre, in quegli anni oggetto di una profonda ristrutturazione). Tutti questi elementi dovevano essere eseguiti come "li disegnerà d(ict)o di La Punzina [che]secondo la pianta li consegnerà ai sud(det)ti obligati". Chi erano questi ultimi? Naturalmente, le maestranze incaricate di realizzare l’opera. Si trattava di una squadra di magistri e operai petraliesi (Paulus Ferruzza coadiuvato da suoi compaesani e dai magistri De Maio o Maggio di Gangi). Il loro salario variava in base alla tipologia dei lavori da eseguire, puntualmente indicata nel contratto. Principalmente era prevista una retribuzione che variava dagli 8 ai 15 tarì "per sing(u)la canna" (antica unità di misura locale adottata per secoli fino all’introduzione anche in Sicilia del sistema metrico decimale , realizzatasi nella seconda metà dell’800). Il contratto prevedeva che i lavori avrebbero dovuto essere ultimati entro 3 anni dal conferimento dell’incarico (quindi nel 1731). Il contratto non rimase lettera morta perché qualche mese dopo, come risulta dal medesimo registro del notaio Li Destri, le maestranze percepirono i primi emolumenti ex accordiis(3). Quelli fin qui descritti sono gli elementi inediti relativi alla genesi della Chiesa benedettina dell’Abbadia di Gangi. Il resto della sua storia invece è noto. Essa fu oggetto di numerosi interventi strutturali e decorativi per tutto il Settecento. Al suo interno si distingue l’altare maggiore sormontato da una grande tela ad olio raffigurante S.Pietro e Paolo (da qui l’ omonimo nome dell’originario oratorio ivi sorto), un dipinto raffigurante i santi dell’Ordine e la volta artisticamente affrescata con scene e personaggi tratti dal Vangelo. Ed ancora citiamo un grande Crocifisso in legno, un blocco di pietra, che non sembrerebbe di origine vulcanica come da altri asserito, in cui si distingue l’effigie di San Benedetto ed altro ancora.


1. S.Naselli, Engio e Gangi,Palermo,1982,pp.95 e ss.
2. ArchStor.Com.Gangi(ascg),atto dell’aprile1728in not.A.Li Destri.1727-28 ,f.281 e ss.
3. Ivi, atto del 21-6-1728,f.379

Mario Siragusa
dottore di ricerca in storia contemporanea


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