EGIDIO DA MOLA: Un frate eroico contro la peste

di Mario Siragusa


Fra’ Egidio rappresenta l’emblema di quei religiosi che spesero la loro vita al servizio di Dio e del prossimo eroicamente fino al sacrificio della loro esistenza. Questo almeno per la storia religiosa di piccole Universitas come quella della Gangi moderna . Non si conoscono le sue origini. Si presume sia nato a Mola o che si fosse stabilito nella Terra di Gangi, provenendo da un convento esistente in quel borgo pugliese. I suoi genitori erano devoti di San Francesco e seguaci della lectio francescana. E proprio per venerazione verso il Poverello di Assisi diedero al figlioletto il nome di un suo fedele compagno: Egidio d’Assisi… La presenza francescana nel borgo feudale dei marchesi Ventimiglia si era manifestata agli inizi degli anni Settanta del XVI secolo. Fra’ Egidio fece parte di quel primo nucleo di monaci seguaci di San Francesco che vi si fermarono costruendo un convento lungo una via o trazzera regia, fuori dalle mura del borgo. Pochi anni dopo il pio cappuccino insieme ai suoi confratelli dovette fronteggiare un nemico occulto, demoniaco (così dovette sembrare allora ai più) che mieteva giorno dopo giorno diverse vite. Si trattava della peste bubbonica. Un epidemia che non risparmiò quella di illustri personaggi della terra di Gangi. Morirono un anno prima la figlia del ricco Jo:Emanuele Fisauli ed anche il suo consanguineo Jo. Federico appartenente alla stessa ricca ma sfortunata schiatta legata alla Santa Inquisizione. Le autorità civiche del tempo diedero il compito di costruire un ospedale o un lazzaretto di manzoniana memoria proprio nei pressi dell’appena ultimato convento cappuccino. Non a caso quella località ancor oggi si chiama Piano Ospedale. Fra' Egidio dovette disimpegnare con zelo e amore verso il prossimo il tremendo male. Male che non risparmiò neanche la sua vita. A testimonianza di ciò un epitaffio funebre recitava: “Fr. Egidio a Mola cap. pest. Morbo pietate ministrans aff/tis eadem lue def. Sep, extra moen. Hui: civ:Gan: “. Infatti, il corpo dell’ umile e generoso frate fu sepolto a poche centinaia di metri dal suo convento. Era l’Anno del Signore 1576. Ma la storia di questo pio cappuccino non si chiuse con la sua morte. Mezzo secolo dopo quel morbo epidemico fece di nuovo visita ai gangitani. Una visita certamente indesiderata ed odiata. Ancora una volta i cappuccini insieme alle autorità civiche e religiose furono in prima linea per combattere l’epidemia. Fra i seguaci di San Francesco si distinse per impegno e zelo fra' Giuseppe Volo, probabile consanguineo di un altro religioso in rapporti con l’arciprete don Giuseppe Puccio: don Francesco De Volo. Il giovane fraticello fu colpito mortalmente dalla peste. E parve morire. Mentre veniva vegliato dai familiari e dai suoi confrati, improvvisamente si risveglìo da quello che sembrava il suo sonno eterno, proferendo le seguenti parole:”gioite, fratelli miei … e ringraziate Gesù, […] ringraziate il nostro intercessore presso il trono di Dio, Frate Egidio da Mola”. Il redivivo fra’ Volo consigliò i propri concives di traslare con una pubblica processione i resti di fra’ Egidio nella Matrice di Gangi. Inoltre preannunciò che la moglie di una personalità in vista del paese, il magnifico Marino Naselli, sarebbe guarita dal morbo pestilenziale. E così pare sia avvenuto… Almeno così narra un manoscritto conservato presso il locale convento dei cappuccini. Verità o leggenda? Fatto sta che le ossa di fra’ Egidio furono effettivamente traslate in quella Chiesa e successivamente poste in un ‘urna vicino all’altare maggiore della Chiesa Madre di Gangi. Nei documenti dell’eredità Naselli effettivamente risulta che una somma di 50 onze del suo patrimonio dovevano essere destinate alla costruzione di una cappella dedicata al beato Egidio. E il fraticello che preannunziò la lieta novella della fine del morbo che fine fece? Morì dopo aver profferito le citate parole. E frà Egidio fu proclamato vox populi, nel corso della su citata processione “beato”. Si dice che comunque fosse stato avviato un relativo e regolare processo di canonizzazione dalle autorità religiose del tempo (Naselli).

Bibliografia: Francesco Alaimo La chiesa di Gangi nell'era pagana e cristiana, Palermo, Scuola Tipografica Salesiana 1958. S. Naselli, Engio e Gangi, Palermo; M. Siragusa, Chiesa, Economia e società a Gangi (secc.XVI-XVII), Leonforte, Lancillotto e Ginevra, 1999; M. Siragusa, Gli Inquietanti legami dello Zoppo di Gangi, Leonforte, Lancillotto Ed., 1997; M. Siragusa, Patrimonio e Storia della compagnia dei Bianchi di Gangi (XVI-XX secolo), Gangi, 2013.1






Autore del testo
Mario Siragusa
dottore di ricerca in storia contemporanea





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