DALL'ANTICO REGIME ALL'ETA' CONTEMPORANEA IN UN COMUNE RURALE


di Francesco Figlia


Le Casse Rurali



Un'istituzione su cui quasi negli stessi anni si appuntavano non poche speranze per il ruolo che si riteneva avrebbe avuto nello stimolare una migliore e più qualificata presenza contadina nelle campagne, fu la Cassa Rurale e Artigiana S. Giuseppe, fondata a Petralia Soprana nel 1905. L'iniziativa era stata presa dall'allora arciprete Luciano Geraci nello spirito di una indispensabile presenza cattolica anche nel comprensorio, che per tanti versi aveva dato segni di volersi orientare verso formazioni sociali che si richiamavano ad altre ideologie. Di essa, potevano far parte con un versamento quasi simbolico della quota di iscrizione di L. 1(equivalente all'incirca ad una giornata di lavoro di un bracciante),solo "...persone ossequienti alla religione cattolica", come era chiaramente previsto nello statuto. Ai soci, venivano concessi crediti garantiti con tutti gli accorgimenti e cautele, sempre richiesti per operazioni di tal genere(avalli, ipoteche, pegni, ecc.). Per altre iniziative, che la Cassa Rurale intendesse condurre al di fuori dei limiti statutari, era prevista una procedura diversa e l'approvazione preventiva dell'Assemblea dei soci.
Per quanto abbia avuto una presenza costante nel tessuto sociale del paese, la sua incidenza in termini di stimolo per un diverso sviluppo economico è stata molto limitata, quasi inesistente,forse per il modesto livello delle erogazioni e degli impieghi deliberati ed effettuati. Si potrebbe in positivo osservare che, evitando con cura, man mano che i depositi crescevano e la fiducia dei cittadini aumentava,di intraprendere operazioni spericolate o rischiose, era riuscita pur se stentatamente a sopravvivere, mentre analoghe istituzioni, sorte nello stesso periodo a Petralia Soprana, a Polizzi Generosa e a Collesano, dopo una vita più o meno breve furono costrette a sospendere ogni attività, generando in taluni casi, come a Polizzi Generosa e in parte anche a Petralia Soprana, panico e amarezza tra i depositanti, che videro travolti con il fallimento i sudati risparmi affidati all'istituzione con tanta fiducia e speranza 5.
Poteva essere una magra consolazione, rispetto alle disavventure delle altre Casse Rurali, l'aver mantenuto in piedi per tanto tempo tale istituzione, pur se strettamente nel limite del piccolo credito agrario, ma quando si pensi che altra avrebbe potuto essere la sua funzione operando diversamente nel tessuto socio-economico che da lunghissimo tempo connotava la società locale con facilitazioni nell'acquisto di sementi, di macchine, con l'assistenza tecnica ad intraprese di nuova natura, come le affittanze collettive o con altre iniziative, allora si è costretti a ridimensionare il giudizio sul suo ruolo pur sottolineando come, anche con questi limiti evidentissimi, la Cassa Rurale riuscì a sottrarre alle spire dell'usura molti soci, consentendo loro di non dover ricorrere ad altre pesanti compromissioni che avrebbero ulteriormente inciso nelle fragili strutture dei loro bilanci familiari.
In definitiva, non pare si possa affermare che i tentativi delle forze di ispirazione cattolica o anche di altra natura sociale, tendenti a trasferire in Sicilia esperienze e modi diversi di affrontare i problemi della terra, proponendo forme cooperativistiche di intervento per le grandi estensioni di terra come gli ex feudi, abbiano sortito effetti positivi. A parte le difficoltà che si incontravano per l'opposizione di chi era interessato a mantenere e difendere lo status quo (gabelloti e affittuari, spesso sostenuti dalla mafia), almeno Per quanto riguarda le Madonie e forse tutto il circondario, gli sforzi non fuono nè costanti nè tali da produrre mutamenti che consentissero di imprimere una svolta radicale alle vecchie strutture e alle vecchie tecniche. L'introduzione delle nuove forme associative poteva essere assunta come un primo passaggio all'economia agricola tradizionale ad una nuova e più modema, vicina alle prime forme di intervento capitalistico nelle campagne e quindi un primo decisivo passo verso una "rivoluzione agraria", che altrove conseguiva già i suoi frutti mentre nel Mezzogiorno e in Sicilia si attardava nei pochi e timidi segni di una sua frammentaria e insufficiente presenza 6.
Diversa fu per esempio la vicenda della Cassa Rurale di Villalba, in provincia di Caltanissetta, che ottenne l'affitto dell'ex feudo Belici (in territorio di Petralia Sottana) appartenente al duca Barberin residente a Parigi(e si trattava di complessive 527 salme di terra!), ma la concessione fu il risultato di una significativa pressione esercitata da don Calo Vizzini, allora non ancora riconosciuto capo mafia. Difatti, alla Cassa Rurale venne assegnato l'affitto di circa 400 salme, mentre il Vizzini a titolo personale(e quindi senza nessun requisito particolare) ne ottenne 290 ettari. Più tardi, dopo la prima guerra mondiale, la stessa Cassa Rurale riuscì ad acquistare definitivamente le 400 salme tenute in affitto raggiungendo, in forme non tutte lineari, uno degli obiettivi che in origine si era prefissa,la distribuzione ai contadini delle varie quote in cui l'ex feudo sarebbe stato diviso e la conseguente liberazione dalla soggezione dei grandi affittuari. Ma quello di Villalba fu uno dei rarissimi casi di intervento positivo del risparmio pubblico a favore di un diverso rapporto del mondo contadino con la terra, a fronte del quale, nel primo decennio del sec.XX, troviamo il movimento cooperativistico sulle Madonie fortemente indebolito nonostantela presenza di molte Casse Rurali,sorte un pò dovunque nei maggiori centri.
La ricerca di alcune soluzioni essenziali fu però costante in tutta la zona, in particolare nella provincia di Caltanissetta, la quale per la parte che confina con il comprensorio delle Madonie, presentava tante affinità di carattere sociale ed economico. Infatti, nell'agosto del 1903, in occasione del I Convegno a Villalba sui patti agricoli, indetto dal Consiglio Federativo delle Casse Rurali della diocesi di Caltanissetta, si posero problemi cui erano interessati tanto i di Petralia Sottana e Soprana quanto quelli di Resuttano e Santa Caterina. L'obiettivo, che allora fu posto con forza, "...promuovere gli affitti collettivi dei feudi da parte delle Leghe ma col concorso e l'aiuto dei capitali delle Casse Rurali", poteva essere indicazione valida, senza sostanziali differenze, per entrambi i versanti dell'ampia zona7. Tuttavia, neppure questo sforzo di elaborazione riuscì a risolvere il problema della terra, che si ripresentò in tutta la sua complessità ancora una volta dopo la fine del primo conflitto mondiale e le occupazioni simboliche, che immediatamente ripresero, ne sono la conferma più certa e inequivocabile.




5. Questi richami alla responsabilità degli amministratori delle Casse Rurali e anche delle rispettive Assemblee erano presenti in tutti gli statuti e così anche le procedure da seguire. Dallo statuto della Cassa Rurale di Villalba citiamo come esemplificazione generale, un articolo in proposito: "art 13 -.I soci sono obbligati di rispondere con tutti i loro averi ed in parti uguali e solidariamente rispetto ai terzi...delle eventuali perdite della società", in L. LUMIA, Villalba, Caltanissetta, 1990, II, pag. 229.

6. Per questi argomenti, cfr. F. RENDA, Socialisti e cattolici in Sicilia 1900-1904, Caltanissetta, Roma, Sciascia, 1972.

7. Cfr. LA LUMIA, Villalba, cit., II, pag.242.


Francesco Figlia

Edizioni Grifo
Palermo, giugno 1994





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