Fotografie di
G. A. Scarpa
28.10.2013






Archivi e guglie scomparse:
la Chiesa di Santa Maria di Gesù di Gangi


Un aspetto suggestivo e peculiare delle Chiese madonite, anche se non esclusivo, è costituito dalle loro torri campanarie sormontate da guglie. Di alcune di queste se ne è oggi perso il ricordo. Grazie all’ausilio imprescindi-bile della documentazione archivistica è possibile recuperare pezzi della nostra storia artistica ed architettonica caduti nell’oblìo. Comunque l’impresa non è sempre delle più semplici. Come nel caso del materiale archivistico sulle guglie (maiolicate e non) di Gangi. Gli archivi religiosi delle Chiese locali appaiono lacunosi (anche a detta dei parroci locali) e non sempre di facile accesso per gli studiosi.Per gli archivi civili,il discorso non è molto diverso. Per l’Evo Moderno l’ancora di salvezza per i ricercatori è costituita dall’Archivio Storico comunale, in particolare dal fondo “notai defunti”. Ma se è intuibile che qualcosa si possa trovare non è per niente agevole rinvenire, qualora non sia andato perduto, il relativo documento. A fronte di un’incerta tradizione storica locale, piuttosto lacunosa nell’indicare fonti e cronologia esatta della costruzione delle guglie locali (solo un articolo di un foglio locale negli anni Venti del Novecento parla delle guglie gangitane allora ed oggi esistenti, datandone i relativi restauri ma non le origini), la missione di tracciarne un identikit è tutt’altro che semplice. In teoria si sa che pochi possano essere i contratti e i documenti (degli ultimi 5-7 secoli!), se ancora esistenti, sul tema. E’ necessario allora sfruttare le labili tracce documentarie, bibliografiche e materiali per venire a capo della questione. A sentire studiosi e storici madoniti dalla solida esperienza archivistica, quasi sempre, sulla questione delle guglie si ha una risposta che più o meno suona così: "documenti su guglie,per giunta, maiolicate? E’ come cercare un ago in un pagliaio!", ed è vero, specie per alcune chiese di alcuni Comuni ( solo in qualche caso è stato possibile trovarne la relativa documentazione, come a Petralia Soprana).
Ad oggi, a Gangi, si conoscono soltanto le guglie maiolicate dei campanili delle Chiese del SS.Salvatore e di San Cataldo (non foss’altro perché fisicamente ancora percepibili).Trovarne delle tracce documentarie non è facile (di recente se ne è interessata anche l’Accademia delle Belle Arti di Palermo assegnando tesi sull’argomento). In effetti, se ci fermiamo solo alle fonti notarili di Gangi del XVI-XVIII secolo ( conservate presso il locale Archivio storico) in tema di guglie esiste ad oggi un rapporto (in termini di pagine da consultare) approssimativamente stimabile di 3 a 100.000, cioè mediamente abbiamo 1 pagina relativa alle guglie su 33.333 disponibili(ci riferiamo a pagine di documenti che parlano esplicitamente di costruzione di tali elementi architettonici)1. Ma da una recentissima ricerca accademica, mentre era ancora in corso, questo rapporto sembrava pari a 0 su 100.000 pagine archivistiche esistenti nel citato fondo archivistico denominato “notai defunti (XVI-XVIII sec.)”. Escludiamo le eventuali fonti di altri archivi e del medesimo archivio notarile nel computo. Il considerarle ovviamente renderebbe ancora più macroscopica una siffatta stima, e quindi un siffatto squilibrio . Questo stato di fatto lo citiamo soltanto per dare l’idea al lettore della rarità delle fonti documentarie conosciute sui campanili con guglie maiolicate in quel di Gangi. Tuttavia, in base a nostre ricerche , dei documenti inediti ci suggeriscono che altri templi cristiani dell’ex- “Terra” dei potenti Ventimiglia avevano o dovevano avere delle guglie (o se ne progettava e se ne tentava la costruzione). Appare essere il caso della Chiesa Madre di Gangi dotata di pinnacolo (vedi numero precedente di Espero)- ma anche di un’altra chiesa: quella di Santa Maria di Gesù. Abbiamo rinvenuto un documento notarile (di cui abbiamo anticipato una breve passo sul numero 10/2010 di questa rivista) stilato presso il notaio Antonio Li Destri in data 18 aprile 1691 e conservato presso l’Archivio storico comunale di Gangi, fondo “Notai Defunti”. Il documento ci fornisce una serie di interessanti informazioni circa l’origine e l’identità delle maestranze e circa alcune caratteristiche della guglia del campanile di quest’ultima Chiesa gangitana. Fino ad oggi pare non si avesse alcuna memoria o notizia sulla stessa guglia. Nel XVII secolo esisteva, dunque, un progetto teso a veder sormontare il vertice della medesima torre campanaria, costruita dai benedettini nel XIV secolo, da un pinnacolo. Da una guglia (più o meno coeva a quella della Chiesa Madre di San Nicolò di Gangi,che ha avuto più funzioni, civili e religiose, nel corso della sua lunga storia; ambedue le torri in esame, secondo la documentazione coeva, sarebbero state in parte accomunate da un analogo destino storico-architettonico). Nella data dianzi indicata il procuratore della Chiesa di Santa Maria, un certo Capra, presso lo studio del notaio Antonio Li Destri, dava formale incarico al magister Baldassar Ferranti di Castelbuono, introdotto a Gangi dal suo sodale e garante gangitano Epifanio Giordano di costruire una guglia maiolicata sul campanile della medesima. Il documento in esame recitava così:"ut dicitu)r farci tutta q[uel]la quantità di madoni che d(ict)a Chiesa havirà di bisogno p(er) fare la guglia del campanile di d(ict)a Chiesa con farceli (..)di quattro colori bianco paulino,virdi et torchino[turchese] […]e farci la balla della guglia di d(ict)o campanile di color torchino". Scriviamo subito che il riferimento ai mattoni colorati fa pensare a delle maioliche che dovevano fungere da decorazione e copertura della guglia campanaria. A questo punto sono necessarie altre considerazioni in merito.
Innanzitutto consideriamo il contesto in cui nasceva tale guglia. Sappiamo che le Madonie, appartenute ai Ventimiglia, e i territori limitrofi si prestavano storicamente sin dal Medioevo a corredare l’ambiente urbano e le relative Chiese con delle guglie. Anche diverse torri campanarie, per alcuni in origine logge civiche, avevano avuto una tale soluzione architettonica (V. Magnano di San Lio). Tra queste, quella della Matrice Vecchia di Castelbuono, di Nicosia, di Enna, di Geraci2. Anche la similare torre dei Ventimiglia di Gangi (o altro campanile adiacente ora scomparso), sulla base di nuova documentazione scoperta, potrebbe essere annoverata fra queste (ciò non appaia strano ma se ne legga il contesto storico-architettonico, non solo locale, e le relative indicazioni archivistiche; se le torri campanarie ed ex logge civiche dei centri dianzi indicati erano sormontate da guglie era così impensabile che anche la loro “sorella” di Gangi avesse, sempre stando alle eloquenti tracce documentarie, sulla sua sommità un pinnacolo?). Quindi una tale operazione aveva dei saldi precedenti sul territorio. Si aggiungano anche i campanili maiolicati, oggi ancora esistenti, del SS.Salvatore e della Chiesa di San Cataldo (Gangi). Si trattò di una vera e propria gara tra parroci e confraternite delle varie chiese per ampliare ed abbellire i templi cristiani di appartenenza.
La Chiesa di Santa Maria di Gesù di Gangi era stata fondata, secondo la tradizione locale, su un preesistente ospizio benedettino dalle origini medioevali. Ma come venivano finanziate le operazioni edilizie e le decorazioni artistiche ed architettoniche delle Chiese,tra cui quella di Santa Maria di Gesù? Si soleva far ricorso ai beni di queste che potevano essere mobiliari ed immobiliari. Ciascuna Chiesa poteva avere degli animali (in genere ovini, ma non solo), delle terre (in particolare delle “chiuse” o terreni recintati, o delle vigne) che venivano date in affitto a terzi.
Inoltre, poteva disporre di donazioni e rendite provenienti da vari compaesani (ricchi e meno ricchi). In particolare negli atti testamentari si disponeva spesso l’assegnazione di una certa somma per la celebrazione di messe in suffragio dell’anima dei testatori, allorquando sarebbero passati a “miglior vita”. Ma anche l’amministrazione cittadina talora elargiva qualche contributo alle chiese locali3. Parte dei proventi delle Chiese andavano a finire nelle tasche di valenti artisti ed artigiani specializzati. Tra questi, parlando della Chiesa di S. Maria, l’ esperto maestro produttore di maioliche su indicato. L’ opera edile – la guglia del campanile- nasceva sull’asse relazionale Gangi-Castelbuono. Già nel 1634 sappiamo di magistri castelbuonesi chiamati ad effettuare dei lavori edilizi per la Chiesa Madre di Gangi (v. nostro art. su Espero di ottobre 2010). Dati i tempi lunghi che richiese quell’operazione, tali rapporti non si interruppero ma perdurarono fin oltre al Settecento. Negli anni Novanta del XVII secolo a Gangi rileviamo la presenza di un magister Gambaro che firmava un atto di compravendita di una casa insieme a un gangitano. I rapporti con Castelbuono, almeno per tutto il Seicento, erano vivificati e garantiti anche dagli interessi patrimoniali e matrimoniali di notabili gangitani imparentati con artigiani attivi nelle Chiese per motivi professionali e di fede4.
In questo contesto si generò la collaborazione tra il magister castelbuonese con un gangitano (Epifanio Giordano) al fine di fabbricare le mattonelle di maiolica da utilizzare per la copertura della guglia di S. Maria di Gesù.
Quella dei Giordano era una famiglia di Gangi ma probabilmente dalle non lontane origini forestiere (castelbuonesi o geracesi). Epifanio negli anni della costruzione della guglia doveva essere imparentato all’ artigiano Bernardo Giordano passato a miglior vita proprio agli inizi degli anni Novanta del Seicento.Quest’ultimo,sposatosi a Gangi con una certa Angela Barreca, risultava detentore di una casa piuttosto comoda sita nel quartiere del SS.mo Salvatore (dove abitava una famiglia del patriziato urbano locale dai certi rapporti di consanguineità con dei castelbuonesi, i baroni Piraino e i benestanti Ruberto, nonché strettamente imparentata con esponenti dell’artigianato locale: magistri colleghi del nostro Epifanio, dunque) e di una vigna5. Ma dove erano prodotte le maioliche in questione?
La fornace che doveva fornire i "madoni boni di quattro colori" per il nostro campanile era sita in Castelbuono.
A Gangi esisteva almeno un ‘altra fornace di proprietà della famiglia Duca che nel periodo della costruzione della guglia di Santa Maria (1691-1692) era fornitrice ufficiale dei "canali"(tegole) da collocare sul nuovo tetto della Chiesa Madre di Gangi. Oggi lo studioso Tommaso Gambaro (chissà se lontano discendente dei magistri Gambaro in esame) ipotizza che le guglie maiolicate di Gangi siano state prodotte nella medesima “Università” (comune)6. Sulla scorta delle emergenze archivistiche locali una tale ipotesi non sembra infondata (comunque sono necessari altri riscontri, almeno circa la fabbricazione di maioliche a Gangi). Apparirebbe certo che un gangitano fu in qualche modo coinvolto in tale operazione edilizia (come tramite o come collaboratore esecutivo).
Entrando ancor più nello specifico del rapporto contrattuale tra il “maiolicaro” e la Chiesa di S. Maria, ricordiamo che il primo si impegnava a consegnare le maioliche a parire dal 15 luglio del 1691 e a collocarle sulla guglia entro 4 giorni, godendo della somministrazione gratuita del vitto da parte del procuratore Capra . Il prezzo fissato era pari a onze 2 e tarì 15 per ogni migliaio di pezzi di maiolica venduti ed "assistati" sul campanile.
Per avere un’idea di come tale guglia potesse essere, potremmo ipotizzare un suo accostamento a quelle con “palla” di alcuni campanili maiolicati di Geraci e Gangi (S.Cataldo).
Comunque a esperti ed amanti del genere eventuali ed ulteriori studi sulla questione. Gli archivi locali comunque ci hanno fornito altre tessere del mosaico utili alla ricostruzione del panorama complessivo delle guglie (maiolicate e non) madonite. Ma in merito altre sorprese positive potrebbero essere ancora celate presso i nostri archivi.

Mario Siragusa


1 La stima è basata su questi elementi di calcolo. Ad oggi nel locale archivio esistono circa 90-100 buste o faldoni inglobanti ciascuno 1 o più registri notarili antichi. Mediamente ciascuna di queste ha almeno 400 fogli pari a 800 pagine (recto + versus). Ed ecco il relativo totale di pagine stimato uguale a circa 100000 .Di queste abbiamo trovato 2 pagine relative al pinnacolo della Chiesa Madre di Gangi. Ma solo in 3 pagine si parla della costruzione di una guglia maiolicata .
2 G. Antista(a cura di),Alla Corte dei Ventimiglia, Bagheria(Pa), 2009, p.63
3 Ad esempio il procuratore di Santa Maria di Gesù di Gangi nel 1693 si faceva garante delle ultime volontà di un certo Pietro Laudico miranti a far celebrare nella medesima Chiesa una messa in suo suffragio. In Arch. Storico Comune di Gangi(ASCG), Atto del 26-3-1693, notar Antonio Li Destri, a.1692, in Fondo “Notai Defunti”; Vedi anche atti di affitto tra vari affittuari e la stessa Chiesa:Ivi, atti notar A. Li Destri, aa.1722-23 , f.31 ss,; v. pure :f.154 e ss.
4 Un esempio di tali rapporti in ASCG, atto testamentario del 25-9-1692 in Not. A. Li Destri, . Vedi anche Fondazione Mandralisca d Cefalù,Arch.Piraino, faldone 22, contratti matrimoniali, a.1650
5 Notizie prese da: ASCG,Atto del 9-9-1692, notar Antonio Li Destri a.1692, Notai Defunti. Vedi anche; Arch. Chiesa S. Nicolò di Gangi, “Riveli delle Anime” , a.1679.
6 S. Anselmo, Le Madonie, Palermo, Kalòs,
2008.

Mario Siragusa
dottore di ricerca in storia contemporanea



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