CRONOLOGIA SU GANGIVECCHIO E LA RIFONDAZIONE DI GANGI ( dal Medioevo agli albori dell’età contemporanea)
di Mario Siragusa
Isec. A.C. - XIII secolo: Insediamento umano nei pressi di Gangivecchio con evidenti tracce di
fortificazione. Recenti scavi e la prospezione archeologica del territorio attestano che queste
risalgono quantomeno all’età romana, e poi alle età bizantina ed alle età successive. L’area era
strategicamente importante sia nel quadro della viabilità antica sia sotto il profilo della difesa
militare. Si trovava in antico, lungo l’asse che collegava la parte meridionale e centrale
dell’isola con la costa nord della Sicilia (Alesa-Tusa, Termini). I recenti scavi parlano di un
rilevante accampamento e fortificazione bizantina nel quadro della guerra tra Bisanzio e gli
Arabi. Ricordiamo che tracce di età precedenti le ritroviamo in località più o meno vicine,
sempre in territorio di Gangi: Regiovanni, Alburchia ecc.
Fonte: G. Storey, Preliminary investigations at site of Gangivecchio, Rapporto di F. Spatafora,
Soprintendenza BB.CC., Palermo 2002, 1-8;Si veda anche il resoconto della prospezione
archeologica di metà anni Settanta dell’ E’cole francaise e dell’Università di Palermo
(ispiratore della ricerca scientifica l’eminente medievista gangitano prof.Francesco Giunta);
vedi anche:Tracce di storia romana riemergono a Gangi, in la Repubblica del 24 luglio 2012.
M.Siragusa, La città scomparsa della Montagna incantata tra archeologia e storia della
Sicilia in R.Franco, Alburchia:La montagna incantata, Bagheria, Plumelia, 2011
XII secolo: Il geografo arabo El Idrisi indica una località alle radici del Salso G.flah. Per
l’illustre storico e arabista Amari si trattava del "paese" o "comune",dunque "non
casale", di Gangi
Fonte: El Idrisi, Il Libro di Ruggero; Amari, Biblioteca Arabo-Sicula, Palermo, XIX sec.
30-4-1195: In un documento stilato a Gangi, vengono codificati i confini (divisa o divise) del
tenimento di Geraci in base alle testimonianze dei probi viri di vari centri del circondario
:Petralia, Nicosia, Vaccaria. Quest’ultima potrebbe essere stata il castello di Maqarah di cui
parla El Edrisi in età normanna .Così risulta anche da un’indagine toponomastica del prof.
universitario Carmelo Trovato (la questione merita degli approfondimenti, e prima di
individuare in Gangi la sede di Maqarah , servono serie e rigorose indagini storiche e
archeologiche su un insediamento arabo-normanno in loco. Ipotesi comunque da non
escludere. Non è impossibile tale soluzione comunque, ma più probabile l’identità Vaccaria-
Maqarah o Bakar.Le distanze in Edrisi non sono talora fedeli alla realtà. La distanza da lui
attestata tra Petralia e il castello di Makara o Maqarah pari a 8 miglia potrebbe non essere
esatta o, se esatta, riferibile anche a contrada Balate dirimpetto l’attuale Gangi. Non coincide
apparentemente quella tra Sperlinga e Nicosia. Occorrono seri studi di topografia antica che
risolvano tale questione. Nel documento si citano “Gangie” e il “fluminis correntis de Gangie”.
Toponimo, quest’ultimo, che ha anche una variante: “Gangiam”. Si cita anche Rahal Johannis.
Un’antica strada o trazzera proveniente da Enna collegava Regiovanni alla località
Gangivecchio, passando per contrada Ramata. All’atto in questione assistette Riccardi Andree
de Gange. Gange non Gangiveteris termine che poi abbiamo nei doc. dopo il XIII secolo. Fatto
significativo, testimoniato dai documenti, dunque-
Fonte:Archivio di Stato di Palermo (Asp), fondo : Tabulario Belmonte, 1 , Gangi , 30-4-1195
1258. Gangi passa sotto il dominio feudale dei Ventimiglia.
Fonte: passim
Luglio 1271: I Monfort Leicester (in particolare Giovanni) ottengono la "terra" di Gangi
ed altri territori e centri madoniti, ma di lì a poco li permutano con altre terre dell’Italia
meridionale.
Fonte: S.Naselli, Engio e Gangi,Palermo, Kefagrafica, 1982; Orazio Cancila, Castelbuono
medievale e i Ventimiglia, "Quaderni di mediterranea e ricerche storiche", 12, 2010)
XIV secolo: Michele da Piazza indica nella sua "Cronaca" i domini di“Gangium” e di
Regiovanni (Ragal Joanne) che in fonti coeve e antecedenti viene indicato come castello e poi
come casale . Nel XIV-XV secolo Regiovanni, secondo i dati documentari riportati da Henry
Bresc, era un insediamento che accoglieva poche decine di abitanti.
Fonte: H.Bresc,Un monde mediterraèen.Economie e società en Sicile, 2 voll., Palemo, 1986.
Vedi la pubblicazione dell’opera di Michele da Piazza curata da uno studioso siciliano:
A.Giuffrida, Cronaca (1336-1361), Palermo 1980
XIII sec. Gangi è citato in alcuni documenti coevi come "oppidum"
1299: Assedio di Gangivecchio da parte del signore del luogo (Conte di Geraci Ventimiglia)
realista filo-aragonese contro la sua “terra”. Questa si era a lui ribellata , appoggiata da
elementi filo-angioini. Sullo sfondo la contesa tra Federico III , re Giacomo e il dinasta di casa
d’Angiò. La tradizione orale e scritta vuole che l’abitato sia stata distrutto. Comunque è
condivisibile la tesi di Francesco Giunta che attesta se non un improvviso, un progressivo
spopolamento dell’antico centro a vantaggio di quello nuovo sul non lontano Marone . Un
abbandono iniziato prima di questa data. L’assedio diede il colpo decisivo verso una tale
svolta.
4-6-1349: vendita di una casa in contrada S.Lucia (Gangi). Attori i confratres benedettini
amministratori di un’eredità ( quella di Garoffola figlia di Ventura de Maricana)
Fonte, Asp,TSMGV
13-10-1353. Vendita di una vigna in contrada Furme per 16 tarì
Fonte: Asp, TSMGV, doc.02
1387:Un testamento del conte Ventimiglia cita il castello di Gangi
13-12-1396: permuta tra il prete, abitante a Gangi, De Varia e la famiglia Li Fieri anch’essa
abitante a Gangi. Il primo concedeva una casa terranea con camera sita in contrada S.Lucia in
cambio di una casa terranea con camera ubicata in contrada S.Maria
Asp,TSMGV
1363-66:Nel messinese un nobile, tal De Astasiis, e altri suoi sodali coltivano l’idea di creare
un cenobio. Per tale fine avevano messo da parte dei risparmi. Fondarono nel Messinese un
convento accanto alla Chiesa fatiscente di S.Aloisio o Loysi di Calonerò. Loro collaboratore fu
un prete di Gangi (Gentile). Questi dovette spingerli(o comunque attirò altri messinesi), nella
sua terra natìa, a fondare un altro convento aderente alla Regola di San Benedetto. Nasce il
monastero di Gangivecchio sulle rovine della antico centro che nel frattempo era stato
ricostituito non lontano da là (sul Monte Marone) . Il toponimo “Gangij veteris” non è casuale
,apparirebbe indicare, al di là di ogni dubbio, l’ubicazione dell’antica Gangi (in località
Gangivecchio). Il neonato monastero otterrà vari riconoscimenti e privilegi, tra cui il diritto di
mandare un proprio rappresentante al parlamento siciliano con sede a Palermo. Verrà eretto ad
abbazia.
Fonti: Il monastero benedettino di S.Placido di Calonerò e la sua biblioteca in "Archivio
storico siciliano per la Sicilia orientale", 1976; S.Naselli, Gangi, Palermo, ed.Ibis,1963
18 dicembre 1388: Franceschino figlio del conte Ruggero Ventimiglia detta le sue ultime
volontà. Tra i possedimenti di famiglia citato il "castri Ganci". E’ un’attestazione della già
avvenuta costruzione del castello sulla sommità del Marone .
Asp, Tab. Belmonte, copia autentica del 13-10-1400, doc.42
30 giugno 1397, beni mobili concessi in quel di Nicosia al monastero di Gangivecchio
Asp. TSMGV doc 9
XIV-XV secolo: Il paesaggio “urbano”di Gangi. Tale borgo nel Trecento era divisa in contrade
e non in quartieri (fenomeno che sembrerebbe la spia della recente ricostruzione del centro sul
Monte Marone). La "pubblica platea" o piazza e la Chiesa di San Nicolò (così denominata
alla fine del Trecento) erano inizialmente extra moenia (fuori le mura). Erano denominate
contrade e non quartieri (nella Polizzi del tempo esistevano allora almeno due quartieri).
Abbiamo un “paesaggio insediativo” ancora non ben strutturato .Ciò darebbe l’idea di una
conferma indiretta della tradizione circa una ricostruzione del borgo sul nuovo sito di Monte
Marone. Nasce nel XIV secolo il Castello attuale la cui esistenza in quel secolo è testimoniata
anche dall’Amico. Stesso discorso vale per la torre dei Ventimiglia (torre-dimora signorile
trecentesca?), poi forse sede dell’ amministrazione civica e in età moderna certamente
campanile della Chiesa di San Nicolò. In origine poteva essere stata una torre di controllo della
vallata gangitana collegata a un fitto sistema di fortificazione e torri sparse in quel territorio .
Ciò nel quadro agitato dell’incastellamento feudale trecentesco. Ed ancora l’hospitale dove
oggi sorge la Chiesa del SS.mo Salvatore era certamente fuori dalle mura civiche. Il nuovo
borgo si era organizzato e distribuito spazialmente intorno al maniero dei Ventimiglia difeso da
mura che lo circondavano. Fuori da questo i ceti medi e popolari avevano costruito le proprie
dimore contornate da alcune chiesette e oratori divisi in contrade che progressivamente
vennero inglobati nel circuito urbano i cui confini nel XVI-_XVII secolo erano costituiti dal
quartiere del SS.Salvatore e dall’attuale via grande S.Antonino (la cosiddetta “Strata
Ranna”).La toponomastica coeva attesta insieme ai documenti la presenza dei cavalieri
gerosolimitani (poi cavalieri di Malta) sin dal ‘400.
Fonte. Cartulario del Monastero di Santa Maria di Gangivecchio, ai segni XIII H 9 in Biblioteca ex-
Nazionale ora Regionale di Palermo; Amico, Dizionario topografico della Sicilia, 2 voll., Palermo,
1855 (con annotazioni del Di Marzo).
16-02-1401: Privilegio di re Martino in favore dell’Abbazia di G.V. che ottiene l’immunità di
gebella e dogana su merci soggette a tassazione. Interessante ai fini dell’individuazione delle
origini di Gangi l’indicazione nel relativo documento regio "monasterii sancte Marie de
Gangi veteri". Già allora abbiamo la distinzione tra la vecchia Gangi (ormai abbandonata ed
in mano ora solo a pochi volenterosi monaci e villici) e Gangi (nuova)
Fonte:Asp, Cancelleria regia. A.1401. Vedi anche : Raffaele Grillo, Gangi al tempo di re Martino, in
"Giglio di Roccia", anno XII, 1960,
8 gennaio 1405: Il sacerdote Benedetto De Varia concede tutti i suoi beni al priore di
Gangivecchio, riservando alla sua serva, una certa Villana, una vigna con annesso palmento
sita in contrada Lachana e una casa (c.da S.Lucia). I beni alla morte di questa dovevano essere
assegnati al monastero di G.V. Una vigna in contrada Furme fu da lui donata ad un artigiano
(suo fratello)
Fonte:Asp, TSMGV, doc 11
18-8-1410: Il nuovo priore del monastero di Gangivecchio riceve da Matteo De Ardito e da
sua sorella una casa con annessi casalini e cisterna (Gangi, c.da San Giovanni Evangelista)
Asp, TSMGV doc.13
5 ottobre 1411. Donazione immobiliare di un geracese a favore del monastero di G.V. che in
cambio doveva impegnarsi a dargli assistenza in caso di malattia
Asp, TSMGV,doc. 14
4-1-1412. Vendita di una bottega terranea con casalino piccolo sita in piazza accanto alla
Chiesa di San Nicola. Contraenti erano un certo Paolo Labore (famiglia presente a Gangi anche
tra Cinquecento e Seicento, “Lavuri” nei documenti coevi) e un certo Tommaso de Abrucio.
Notaio rogante: Riccardo de Pignatara. Il relativo atto era andato letteralmente in fumo anni
prima a causa di un incendio. Era stato stilato da Rogerio de Lachana.
Asp, Tsmgv. Doc.15
26-10-1416: Enfiteusi concessa dal monastero di S.Maria di"Gangioveteri" ad un tusano su
una casa di Tusa
Asp, TSMGV, doc.16
25-2-1414: Il Monasterio di G.V. è beneficiario della donazione fatta da un nicosiano: a)casa
solarata con “catodio”. b) una vigna molto estesa con torculari lapidei (palmento in pietra)
ASp, TSMGV, doc.17
29-6-1414 Ser Matteo di Palermo, abitante a Nicosia, nomina suo erede universale il monastero
di Gangivecchio
Asp, TSMGV, doc.19
4-3-1418: Mastro Antonio De Adorno e la moglie vendono al venerabile priore di
Gangivecchio, fra’Guglielmo de lu Roy, una vigna con terra incolta e alberi in contrada
Gangivecchio
Asp, TSMGV, doc 20
11-12-1431: Il commissario ed esecutore apostolico della diocesi di Catania concede esenzione
fiscale all’abbazia di Gangivecchio ("Gangioveteri")
Asp, TSMGV,23
24-3-1435: Re Alfonso concede al monastero di Gangivecchio di vietare il pascolo su alcune
terre di proprietà del monastero tra i territori di Enna e Calascibetta nei pressi del lago
Burdinari o Burdunaru
Fonte: Ivi,Doc 25 e v.doc 27
13-10-1449. Un abitante di Mistretta conferma la donazione del feudo Francaviglia in favore
del monastero di G:V:
20-5-1540: Paolo III ordina al vescovo di Caserta e al vicario dell’arcivescovo di Messina di
scomunicare coloro che sottraggono o nascondono i beni del Monastero di Gangivecchio
Ivi, Doc 32
XV-XVI sec. (prima metà): I monaci di Gangivecchio lamentano estorsioni ,abusi e furti di
animali da parte dei titolari del servizio dell’erranteria dell’Università di Gangi dove nel
Cinquecento esercitava il mestiere di bottegaio o artigiano un ebreo (presso la pubblica piazza).
Il Cluverio ritiene di identifica in Gangivecchio l’antico sito della scomparsa città classica di
Engio :Engium fuisse eo sito, quo supra Divi Benedicti coenobium conspicitur, inter ruinas
Gangli veteris>>. Diversi religiosi nei loro documenti “amministrativi” identificano Gangi con
l’antica Engio.
Fonte: Notizie tratte dal Cartulario di Santa Maria del Monastero di Gangivecchio in Biblioteca
Regionale di Palemo, ai segni XIII H 9.
1580: Il cellulario del Monastero di Gangivecchio dell’Ordine di San Benedetto e tal nobile
Giovanni De Brando intervengono con atto notarile in relazione a una porzione del feudo "Lo
Cavaleri" (Gangi). In altro atto coevo il cellulario e cellerario ed economo del Monastero, il
reverendo don Marco Antonio de Paterno (?) o de Paroxino, offre in gabella (affitto) il mulino
(molendinum) sito in contrada Pezzalonga, appartenente al medesimo monastero, a Antonio e
Marco Li Destri;
Fonte: Archivio Storico Comune di Gangi (Ascg), fondo Notai Defunti aa.1563-1745 (Nd), Atti notar
De Salvo, f.64 ess. E doc. f.100 e ss.
15-9-1597:Vendita di una casa a Gangi appartenente ad un lotto di immobili del borgo su cui il
monastero di Gangivecchio continuava ad esercitare dei diritti. Il Monastero aveva ricevuto sin
dal Trecento diverse donazioni immobiliari in questo centro. In quei giorni tal Pietro Duca si
dichiarava, presso notar Errante, debitore del Monastero su una casa sita nel quartiere della
Chiesa Madre, intitolata a San Nicolò, di Gangi (si noti il passaggio dall’espressione
"contrada" in età medievale in cui questa era ubicata. a quartiere o "quartieri" nel XVI-
XVII sec. Era un tessuto urbano che si modificava e consolidava col passar del tempo).
Fonte: atti notar Errante in Ascg, Nd, doc.15-9-1597;
XVI-XVII sec.: Gabelle varie concesse dal monastero su terreni detenuti in contrada Canneto o
"li Sauselli"(ai piedi del paese).
Il priore di Gangivecchio Nicolò D’Alì viene accusato di eresia di aver abbracciato la religione
protestante (luterana) e processato dall’Inquisizione. Negava alcune prerogative papali, e alcuni
principi teologici. Fu condannato alla "riconciliazione con carcere a vita" Il santo Officio
allora risultava pienamente operante a Gangi. Vi aderivano esponenti delle famiglie De Salvo ,
Del Castiglio (ispani), i Fisauli ecc. Si trattava dei vertici della società gangitana. Stretti
risultarono talora i rapporti (non solo conflittuali). L’affiliato all’Inquisizione prese in affitto un
burgensatico dal priore del onvento di Engi Veteris (Gangivecchio)
Fonte:Ascg, notar Errante, passim. Varie fonti notarili locali parlano della presenza inquisitoriale in
loco. Ricerca sul tema condensatasi nel volume : Mario Siragusa, Radici economiche e sociali della
Santa inquisizione sulle alte Madonie (secc. XVI e XVII), Leonforte, Lancillotto e Ginevra editori, 1999.
C.a. Garufi, Fatti, personaggi dell’Inquisizione in Sicilia, Palermo, Sellerio, 1978.M.Siragusa, Gli
inquietanti legami dello Zoppo di Gangi, Leonforte, Lancillottto Ed, 1997, p.38,
21 ottobre 1617 . Contratto agrario relativo al feudo Cavaleri e Terrati tra il monastero di
Gangivecchio e notar Egidio de Salvo
Fonte: Ascg, Nd, atti notar Citati,atto del 21 -10-1617
1653: I benedettini abbandonano Gangivecchio e si trasferiscono a Castelbuono
Fonte:R.Grillo, Gangivecchio ai tempi di Re Martino in "Giglio di Roccia", 19
1773: I baroni Bongiorno acquistano, secondo Grillo, l’antica ed abbandonata Abbazia
Fonte: ibidem
1828: L’ultimo discendente dei Bongiorno cede all’Arcivescovo di Palermo l’ex-edificio benedettino.
Passerà ai Tornabene.
Fonte: S.Naselli, Engio e Gangi, Palermo,Kefagrafica-Lo Giudice, 1982
Quadro riassuntivo ed integrativo su Gangivecchio tra età moderna e
contemporanea
XVII sec. I monaci abbandonano il monastero di Gangivecchio . Si trasferirono a Castelbuono
Si registra un tentativo da parte dell’oblato cassinense Ferrara di ricostruire altro convento nei
pressi di Gangivecchio , ma il tentativo fallirà . Ancora oggi esistono le vestigia del relativo
edificio rimasto incompiuto. Nel corso del Seicento risultava a capo del Monastero di
Gangivecchio o comunque su responsabile un monaco dalle chiare origini ebraiche (David).
Era un tipico converso del tempo.
Fonte: Si vedano atti notarili coevi in Ascg, Nd, XVI sec. Da questi traspare con chiarezza il
trasferimento nell’altro centro madonita e la loro assenza da Gangi. F.Alaimo, La Chiesa di Gangi
nell’era pagana e cristiana, Palermo 1958. Vedi anche la monografia di Santi Naselli su Gangivecchio.
(oggi reperibile preso la biblioteca comunale di Gangi)
XVIII secolo: I baroni Bongiorno diventano proprietari del Monastero
XVIII-XIX sec.: Controversie e liti tra i baroni Bongiorno e i benedettini su Gangivecchio. In
documenti coevi si parla di "antiche saije", già attestate nel ‘500. I locali del monastero
passano ai signori Tornabene, agiati borghesi. A metà ‘800 tentativi di usurpazione di lotti di
terra dell’ex-monastero portarono a cause civili tra i Tornabene ed alcuni loro compaesani
XX secolo. L’antico monastero adibito a struttura turistico-ricettiva offre accoglienza ad ospiti
davvero illustri, tra questi il principe Carlo d’Inghilterra.
M. Siragusa