L’Italia, com’è noto, è una nazione che detiene il primato mondiale nel campo dei beni storici ed artistici. Stesso discorso può in
gran parte essere riferito alla Sicilia. Le diverse dominazioni che essa ha subìto hanno contribuito ad
arricchirne la storia e la cultura nel corso dei secoli. Se molto sappiamo delle vicende antiche e moderne
delle grandi e principali città costiere isolane, non altrettanto si può dire di alcune realtà locali,
territoriali dell’interno della Sicilia. E’ vero che negli ultimi decenni sono stati fatti parecchi sforzi
da parte di studiosi locali e delle Università che con propri tesisti e propri ricercatori a tempo pieno
o a contratto hanno prodotto diversi studi di carattere storico, artistico, architettonico, geologico,
botanico su queste realtà periferiche. Non di rado però, tali studi, ed in particolare le tesi,
rimangono limitate al campo accademico. La conseguenza è che se alcuni aspetti del lungo corso storico di
paesi e realtà periferiche vengono sul momento scoperti o riscoperti poi, subito dopo rischiano di cadere
nel dimenticatoio. La voglia, il desiderio di conoscere, si sa, sono fortemente connaturati al genere
umano. In molti hanno la voglia di sapere e conoscere l’evoluzione e le condizioni passate ed attuali
della società e dell’ambiente in cui vivono. Però, tali passioni, tali interessi, se non organizzati hanno
un respiro assai corto, circoscritto. E’ mancata spesso, ma per fortuna non sempre, una capacità di
aggregare le singole forze ed interessi conoscitivi individuali che siano in grado di vedere oltre la
siepe di casa propria. Partendo da questa genuina esigenza condivisa, da diverse persone comuni che amano
la propria storia, la cultura, l’arte, si è inteso costituire un gruppo informale di appassionati e
studiosi preoccupato di riscoprire queste dimensioni. E questo a partire dalle Madonie, ed in particolare
da alcune realtà come Gangi, la cui antica storia si perde lontano nel tempo, rimanendo avvolta nelle
nebbie di un passato in buona parte ancora oscuro fino ad assumere connotati misteriosi. Essa si
intreccia con aspetti storico-mitologici importanti e significativi nella storia della Sicilia e del
Mediterraneo. Si pensi all’accostamento ed alla identificazione da molti studiosi ed eruditi fatta tra
Gangi e l’antica città perduta di Engyon, fondata secondo una molto risalente tradizione, dai Cretesi
che avrebbero seguito fino alla Sicania il mitico re Minosse (dal cui nome si definì un’antica e fiorente
civiltà egea). Un’identificazione che data almeno dal Cinquecento in poi e iniziata da eruditi che
dovevano conoscere gli echi lontani di una sia pur lontana tradizione, scoprendone anche i risvolti
materiali, cioè archeologici. Rinvenimenti fortuiti o ostinatamente cercati poterono rafforzare e
confermare una tale tradizione. Ad esempio, si sa degli sforzi profusi in tale direzione da noti
personaggi del mondo aristocratico che comunicavano, in rapporti epistolari, le proprie scoperte ai loro
amici e colleghi, tra i quali c’erano importanti studiosi ed uomini colti(ad es. il barone Bongiorno e
Vito Amico). E forse non è un caso che tali antiche tradizioni siano state riprese dal mondo religioso di
allora (ad esempio in molti atti battesimali si registrava come equivalente l’identificazione siffatta).
Un ruolo di importante ponte di accesso al misterioso passato fu ricoperto dai benedettini presenti a
Gangi dal trecento in poi(attraverso varie sue forme e declinazioni). Per i religiosi, amanti della
cultura e della storia patria non fu neanche per un solo momento da mettere in dubbio l’identificazione
tra Gangi ed Engyon. E’ molto probabile che nel sito dove sorge Gangivecchio e dove anche oggi diversi
studiosi e ricercatori pensano che sia sorta quella antica polis, i benedettini e poi i baroni Bongiorno
avessero provato le prove materiali ed inequivocabili di ciò. La cosa passò tra le mani e per le menti del
clero locale e dei notai, persone certamente colte, che richiamavano spesso nei loro atti il titolo o
dicitura “engiensis, Engio” (come rilevato da una ricerca genealogica di M. Siragusa sui Salvo di Gangi,
condotta sugli atti notarili di Gangi, e da un suo saggio su Alburchia in seno al volume curato da
R. Franco: "Alburchia, la montagna incantata", Bagheria, 2011). Più tardi si ebbe qualche variante fino ad
arrivare ad oggi in cui, da alcuni (altri ancora la confermano) questa viene addirittura negata. Pare
esserci un problema di fondo, piuttosto elementare: quando ci si allontana cronologicamente e
progressivamente da un fatto storico, sempre più difficile risulta trovarne le tracce. Si pensi alla
dispersione di tracce materiali di un più o meno lontano passato, dovuta a vari motivi: danneggiamento
attribuibile a puri fenomeni naturali, temporali, e all’incuria e cupidigia umane. Così ciò che una volta
era certo diventa, improvvisamente, confuso ed alla fine inesistente. E questo accade e si è verificato
anche per diversi fenomeni storici più o meno risalenti: dall’età medievale fino all’evo contemporaneo. E
questo è anche un dato storiografico più generale che va al di là delle anguste mura paesane. E’ noto a
tutti come oggi gli storici si dividano su questioni che sembravano piuttosto chiare ed assodate. Da qui,
anche per il solo gusto di dire qualcosa di nuovo, di “originale” si danno talvolta delle interpretazioni
fuorvianti e lontane da una chiara, solare e pacifica verità storica. Consapevoli di tali problematiche
si è costituito un gruppo di studiosi ed appassionati che intende riscoprire (attraverso varie forme e
strumenti, avvalendosi anche della capacità di diffusione impensabile qualche tempo fa, offerta dalle
nuove tecnologie) sia l’antica storia sia le splendide risorse ambientali, culturali, storico-artistiche
del territorio. Con la consapevolezza delle potenzialità rilevanti che questo presenta. Ogni aderente a
questo movimento può portare le proprie risorse umane, conoscitive, intellettuali e pratiche, tenendo a
mente un obiettivo: la valorizzazione poliedrica, sincera e genuina, sotto vari aspetti, dell’ambiente e
del contesto in cui si è inseriti, in modo genuino ed entro i limiti sanciti dalle leggi dello Stato.
Gangi vuole essere un punto di partenza ed incontro in tal senso. Un punto d’incontro con altre realtà
territoriali non solo madonite, della provincia di Palermo, ma anche con altre realtà della Sicilia
centro-settentrionale. Si tratta di contribuire a ricostruire e a valorizzare la storia di questi territori,
superando i limiti campanilistici (del tipo :"il mio paese è più bello del tuo"). Le realtà territoriali
eree, madonite, nebrodiensi da tempi molto risalenti hanno avuto rapporti e scambi culturali comuni, pur
con delle inevitabili specificità e varianti locali. Questo movimento, che si potrebbe definire una sorta
di comitato libero e informale, è aperto ai più svariati contributi. E’ aperto anche ad un rapporto con
le istituzioni di varia natura per la realizzazione di programmi ed obiettivi di ricerca storica, sociale,
economica ecc. Non ha scopo di lucro. Prescinde da qualsiasi caratterizzazione politica. Intende
valorizzare in modo puro e senza interessate operazioni agiografiche o apologetiche storia, arte, cultura
territoriali (intesa nelle sue varie accezioni) ed ambiente dei territori sopra indicati. La storia se si
cerca di farla in modo serio, va guardata senza pregiudizi. Va messa a nudo cosi com’è, sine ira ac studio,
senza guardare alle tonalità che può via via assumere. Ognuno può contribuire liberamente, gratuitamente
con i propri studi e le proprie ricerche, le proprie riflessioni ed idee di promozione di iniziative
culturali sul territorio e la sua storia contattando gli aderenti e promotori direttamente e poi con le
modalità che i promotori e fondatori del comitato decideranno di attivare e rendere disponibili ai
fruitori del mondo culturale e più in generale di internet. Studiosi dalla consolidata esperienza di
ricerca nel campo storico-archivistico metteranno a disposizione in questo sito alcune vecchie e nuove
ricerche da loro condotte, che possono essere utili per iniziative e ricerche scolastiche , accademiche
o puramente private ed amatoriali. Inoltre saranno messe in evidenza questioni e tematiche artistiche
ed ambientali. I membri fondatori del comitato si riservano di valutare il materiale da pubblicare in
questo sito.
Il Presidente e i promotori-fondatori del Movimento
Per valorizzare, tutelare e soprattutto trasmettere ai figli i nostri beni, tra i
quali annovero a pieno titolo il territorio con tutte le sue componenti, dobbiamo
innanzitutto assicurarne la corretta informazione circa il loro valore scientifico,
storico e culturale, partendo dal concetto primario di educazione, che gioca
un ruolo fondamentale nell'apprezzare e
proteggere il loro retaggio.
Rompendo le barriere che riservavano questi temi alle cure di minoranze,
sebbene tanto avvedute, si è diffusa oggi la consapevolezza di trattare una questione
di interesse generale, nella quale si inserisce un ampio spettro di relazioni
disciplinari e interdisciplinari.
E' in questo contesto che le scienze della terra, oltre a fornire un prezioso
contributo di conoscenze, giungono persino a farci meglio comprendere il
linguaggio delle testimonianze, approfittando della geologia come chiave di lettura
del paesaggio culturale.
Questo nuovo approccio consente di svelare non poche cose interessanti e
apre strade oggi imprevedibili e nuovi modi di indirizzare gli studi successivi.
Il caso di monte Alburchia, con la sua ineludibile valenza storica, archeologica,
geologica e paesaggistica, incarna questo nuovo ruolo sinergico di conoscenza
e conservazione di valori naturali e antropici.
Allo stesso tempo questo pregevole volume, che svolge con efficacia una vera
azione di conoscenza, dovrà costituire un utile strumento attraverso cui gli enti
preposti potranno restituire vigore alle azioni di tutela, intesa come esercizio di
politiche attive e compatibili, da porre a monte dei processi decisionali.
Gian Vito Graziano
Presidente Nazionale Dei Geologi